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18. dicembre 2022

"Possedere" un'idea, e altri modi per essere meno tolleranti

Potrei iniziare l'articolo chiedendomi "Cosa sono i pensieri?". 

Non sono abbastanza arrogante per farlo, e neanche lontanamente in grado di addentrarmici, dato che le menti più geniali di tutti i tempi si sono cimentate sull'argomento. 

Penso però che uno dei modi più nefasti per rappresentarci ciò che pensiamo è quello di dare per scontato che sia qualche cosa che "abbiamo", che "possediamo".

 

Quando diciamo "Ho un'idea!", utilizziamo implicitamente, per descrivere il processo che chiamiamo "idea", una metafora: ce la rappresentiamo come oggetto, un bene, qualcosa di solido che possiamo in effetti "possedere" o "avere" (Lakoff & Johnson, 1980). 

 

Trasformiamo l'esito di un processo (il processo di pensiero, di osservazione o di ragionamento) in qualcosa che "esiste" e che quindi possiamo "avere", come se si trattasse di un'entità dotata di un'esistenza autonoma, qualcosa che esiste al di là di noi, e non al contrario il frutto di un nostro processo di costruzione. 

 

Possiamo quindi cercare un gruppo di persone che, come noi, hanno lo stesso bene: come esistono Alfisti e Lancisti (appassionati dell'Alfa Romeo o della Lancia), appartenenti al "Canon Club Italia" (rispetto a, diciamo, quelli che preferiscono la Nikon), vediamo che pensare che le convinzioni siano oggetti dei quali siamo proprietari conduce senza deviazioni all'appartenenza ideologica: abbiamo i "socialisti", i "costruttivisti", gli "psicodinamici", i "repubblicani", gli "evangelisti", i "fascisti", ecc...

Qui non sto entrando nel merito di quale idea sia migliore delle altre: sto parlando di una "meta-idea", di che idea abbiamo, in altre parole, di come siano le idee. 

Ma, come dicevano i latini, "Omnis determinatio est negatio, ogni presa di posizione netta conduce alla negazione delle altre, come la famosa (ma non universalmente accettata) legge del "terzo escluso" ci ricorda. 

 

Questo processo, naturalmente, è in certa misura inevitabile. 

Come riporta Francois Jullien, infatti:

"Dal momento in cui comincia a suonare, il musicista, per quanto dotato, lascia che certi suoni si perdano mentre ne fa avvenire altri". 

 

Una volta pensate e formulate, le nostre idee e opinioni vengono reificate, come abbiamo visto, in "cose" che possediamo. 

E' così distante il passo successivo, quello cioè secondo il quale esse, come tutte le proprietà, devono essere difese dalle rapaci mani di chi sta intorno a noi?

E quali sono questi attacchi alla proprietà?

Quelli che puntano a modificarla, che minano il suo statuto di verità, e quindi la sua stessa esistenza. Quelli portati avanti da chi la pensa diversamente. 

Possiamo quindi dire che le idee possono diventare oggetto di veri e propri attaccamenti, fonte di dolore e conflitto, dato che per dirla come il Buddha: 

"Quando prevale l'attaccamento il mondo perisce per opera del fuoco". 

 

Essi costruiscono sofferenza perché, da un lato ritardano (spesso indefinitamente) il distacco da idee inutili o dannose; ma anche nelle relazioni con gli altri, pervase dalla difesa da ciò che è nostro, dalle nostre opinioni. 

 

In questo caso, infatti, può essere verde solo la mia erba o quella del vicino, mai entrambe. 

Ecco che diventa sempre più chiara la posizione di colui che, possedendo solo la sua idea, è pronto a tutto per essa (Watzlawick, 1986). 

Ed essa fa di lui ciò che vuole; d'altronde "fanatico" deriva dall'antica rappresentazione della divinità come qualcosa che riempie, che possiede l'uomo con la sua sacra potenza. 

E l'idea, l'oggetto di possesso, diventa il possessore; da prodotto dell'uomo, diventa il suo proprietario; da strumento, il fabbro onnipotente. 

 

 

Silvia Onorati

Counselor in Psicobiologia

Coach personale, professionale e scolastico

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Sono socia dell'Università Popolare di Scienze della Salute Psicologiche e Sociali (Uni.Psi)

 

Associazione culturale e di ricerca scientifica aderente al CNUPI, Consorzio Nazionale delle Università Popolari Italiane, con personalità giuridica riconosciuta con Decreto Legge pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n° 203 del 30.8.1991 dal Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica.



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