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19. marzo 2022

"Tutto suo padre"! Identità ereditate dai figli

Ho conosciuto G. nel mezzo dei suoi problemi legali, dovuti a quegli scoppi d'ira. 

I genitori separati, la madre vedeva in lui l'ex marito, equilibrista della legalità, impulsivo ed energico. 

Quando G. era diventato adolescente, lei aveva letto ogni comportamento sopra le righe, ogni frustrazione, ogni conflitto come la prova che ciò che tanto temeva si stava infine verificando: la generica non mente, stava diventando come il padre. 

 

E le escalation, e i litigi, e il crescendo delle urla, della violenza: indizi, prove, poi le sentenze in appello. La madre tentavi di riportare G. sulla retta via: purtroppo il risultato era quello di rafforzare sempre più la sua ribellione. 

 

 

Quando A. aveva finalmente lasciato la casa di famiglia, era felice. 

Si accomiatava senza troppa tristezza da anni di infelicità, solitudine e silenzi.

Sposata, aveva avuto due splendidi bambini: il futuro arrivava al galoppo, carico della speranza di un definitivo distacco dalle radici. 

Arrivata l'adolescenza del più grande, ne era arrivata l'incomprensibilità: i repentini silenzi, le chiusure inaspettate e gli scoppi improvvisi le ricordavano da vicini, forse troppo, quella terra e quella famiglia che con tanta fatica aveva provato a lasciarsi alle spalle. 

Ed ora il giovane figlio riportava il passato nel presente, facendolo diventare il futuro!

La crisi si avvicinava, e fu tremenda.

 

Si dice che possiamo vedere il mondo soltanto usando i nostri occhi.

Possiamo conoscere, ma soltanto tramite ciò che già sappiamo. 

"Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore", secondo i due grandi epistemologi Maturana e Valera (1985). 

Sarà per questo che tanto successo hanno le metafore nella lingua scritta, parlata e ancora di più nell'arte. 

Se un gigante della psicologia (metafora) ha scritto che dell'iceberg della mente vediamo solo la piccola parte emersa (altra metafora), è perché l'immagine che usiamo per descrivere qualcosa lo fa meglio di mille altre parole (Watzlawick, 1980). 

 

Vale anche per le relazioni: "erano come gatto e topo", "quel caporale del mio capo", "sei la mia stella polare" sono tutte metafore relazionali. 

Non dobbiamo quindi stupirci se in famiglia spesso si usi una relazione precedente per descriverne un'altra (Madanes, 1987). 

Quella di G. con sua madre si era costruita sempre più saldamente attorno alla metafora della relazione della madre con il suo ex marito. 

Con una inversione ancora più radicale, A. aveva visto nel suo rapporto con la famiglia di origine qualcosa da evitare a tutti i costi: inseguita dai suoi fantasmi, ogni reazione "negativa" del figlio era letta attraverso lenti colorate d'angoscia. 

 

L'angoscia di un passato che più sfuggiamo, più ne siamo inseguiti: in entrambi i casi le profezie che si autoadempiono (Sirigatti et al., 2008) stavano rispettando la loro logica implacabile. Chi di noi ha la fortuna di avere dei figli, sa quale compito ingrato sia vedere in noi stessi degli spettri che pensavamo lontani. 

 

Ma vederli ed affrontarli, sapendo di essere noi a permettere loro di risorgere, è ciò che ci chiede la vita. Per costruire qualcosa di diverso. 

Nei casi che vi ho raccontato ho avuto la fortuna di poter lavorare con tutta la famiglia. 

Dico "fortuna" perché questo permette al counselor di fare leva in più punti (non si può fare a meno della metafora!), promuovendo un cambiamento congiunto. 

I figli sono cresciuti, con la loro autonomia: naturalmente spetterà anche a loro, se genitori a loro volta, affrontare l'"ingrato" compito di tutti coloro che decidono di intraprendere questo viaggio meraviglioso!

 

 

Silvia Onorati

Counselor in Psicobiologia

Coach personale, professionale e scolastico

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Sono socia dell'Università Popolare di Scienze della Salute Psicologiche e Sociali (Uni.Psi)

 

Associazione culturale e di ricerca scientifica aderente al CNUPI, Consorzio Nazionale delle Università Popolari Italiane, con personalità giuridica riconosciuta con Decreto Legge pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n° 203 del 30.8.1991 dal Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica.



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