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02. luglio 2021

Io sono fatto così: una frase da abolire

Traumi, lutti, stress, delusioni, separazioni: di solito siamo abituati a chiamare in causa questi elementi per spiegare l'insorgenza di una depressione, ma spesso dimentichiamo un altro importante fattore che può spingere verso la crisi. 

Un fattore invisibile non spettacolare ma costante nel tempo: il carattere.

 

Ognuno di noi ha un carattere, un insieme di aspetti psichici più spiccati rispetto ad altri, che costituiscono il modo preferenziale con cui la nostra personalità si dispiega nella realtà. 

Questa "configurazione" psichica influisce su molti nostri comportamenti, dando ad essi un'impronta tipica, ma è anche dotata di elasticità e ci lascia libertà d'azione e capacità di adattamento. Un carattere timido, ad esempio, in circostanze di vera necessità può diventare sfacciato. Un ipersensibile può talora comportarsi "da duro". 

 

Tuttavia in alcuni di noi il carattere, fin da piccoli, diventa ben presto molto rigido fino a diventare il "timone unico" che guida tutti o quasi i comportamenti di chi lo possiede, fino al punto da impedirgli di adattarsi alle mutevoli circostanze della vita. 

Si dice ad esempio: Tizio è un polemico, cioè in tutto ciò che fa porta un atteggiamento bellicoso; Caio è un pessimista, cioè mette negatività in tutto quello che vive.

 

E poi ci sono il sentimentale, l'emotivo, il sospettoso e così via. 

Sono persone "imprigionate" in un modo rigido e stereotipato di pensare, di reagire e di parlare, che le conduce a vivere in modo frustrante le relazioni, la sessualità, il lavoro e gli altri ambiti. Spesso inoltre la persona non si accorge di essere così, oppure se ne accorge ma sente che non può farci niente ("Io sono fatto così") e questo rende più difficile ogni trasformazione. Ma riuscire a riconoscere questi aspetti di sé è importante perché le terapie da seguire in molti casi non sono le stesse di una persona "più libera", ma devono tenere conto di queste rigidità che costituiscono in ogni caso l'equilibrio migliore, per quanto precario durante la crisi, che il soggetto ha raggiunto. 

 

Rischi se reciti sempre questi ruoli:

  • Il Polemico: logora le sue forze in continue battaglie
  • Il Super-emotivo: qualsiasi cosa lo strugge o lo ferisce
  • Il Pessimista: fa andare le cose male, proprio come teme
  • Il Sospettoso: si sente vittima di trame e di attacchi

 

La guida per uscire dalla rigidità: occorrono calma e dolcezza

Evitare gli "sblocchi" troppo rapidi

Se ritieni di avere un carattere molto rigido evita tutto ciò che è terapia d'urto, cioè tutte quelle tecniche, psicologiche o corporee, che cerchino di sbloccare consapevolezza, nodi inconsci, flussi energetici o altro. 

Potrebbero peggiorare le cose.

Scegli un percorso dagli effetti graduali. 

 

Ampliare con calma

Se sei in crisi vuol dire che la tua vita ha bisogno di ampliarsi ma abbiamo visto come con un carattere rigido sia meglio evitare cambiamenti radicali.

Meglio aggiungere novità in modo morbido. 

Molto utili si rivelano in questi casi brevi viaggi e cambiamenti transitori del contesto principale. 

 

Essere realisti

Se è vero che il carattere esprime appunto delle "caratteristiche tue", se le conosci meglio, dai loro la possibilità di svilupparsi in modo meno intransigente.

Proponiti obiettivi realistici, che non forzino troppo la "gabbia caratteriale", e qualcosa potrà espandersi senza sforzo. 

Silvia Onorati

Counselor in Psicobiologia

Coach personale, professionale e scolastico

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Sono socia dell'Università Popolare di Scienze della Salute Psicologiche e Sociali (Uni.Psi)

 

Associazione culturale e di ricerca scientifica aderente al CNUPI, Consorzio Nazionale delle Università Popolari Italiane, con personalità giuridica riconosciuta con Decreto Legge pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n° 203 del 30.8.1991 dal Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica.



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